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sabato 5 Ottobre 2024
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Quando si combatte contro un tributo ingiusto, l’assedio di Carlo VIII a Gaeta

Molte ragioni spinsero Carlo VIII, re di Francia, a scendere nel mezzogiorno d’Italia con il suo esercito sul finire del quindicesimo secolo. Sicuramente prioritariamente il desiderio di metter fine in modo definitivo alla secolare controversia per il dominio del nostro sud fra gli Angiò, famiglia di Francia, e gli Aragonesi. Non furono estranei a questa sua discesa anche l’ambizione personale e la convinzione che il possesso dell’Italia meridionale poteva essere una buona base per promuovere l’ennesima controffensiva contro il mondo mussulmano.

L’attraversamento, da nord a sud, dell’Italia da parte d’un esercito, costituito in parte da mercenari svizzeri, non poteva essere un processo indolore. Ne pagò soprattutto le conseguenze Roma il cui Pontefice, Alessandro VI, Borgia, concesse il transito alle truppe le quali, provenendo dal Gianicolo misero per giorni a ferro e fuoco la città con violenze e saccheggi. Per la città eterna il 1494 fu un anno assai fosco oltre alle intemperanze dei mercenari dell’esercito francese ci fu un’imponente esondazione del Tevere che in estate provocò una recrudescenza della malaria che da sempre perseguitava l’abitato sulle rive del fiume. 

Da Roma l’esercito di Carlo VIII si spostò verso sud, verso l’avamposto fortificato sul mare di Gaeta, situato a poca distanza da Roma e naturale porta di accesso verso l’Italia meridionale sul fronte del mar Tirreno. Non a caso nei secoli si è stabilito fra Gaeta e Roma, meglio fra Gaeta e il potere temporale dei papi, un legame strettissimo che ha visto il magnifico promontorio, le sue solide fortificazioni, le due splendide insenature, il suo porto sicuro, diventare un’appendice strategica dello stato pontificio. Nella sua discesa Carlo VIII aveva preteso dai comuni e dai ducati in cui passava una specie di gabella per finanziare la sua impresa a risarcimento dei vantaggi che, a suo giudizio, loro portava la sua venuta.

Famoso ciò che accadde a Firenze da cui pretese un congruo risarcimento in fiorini, meno noto ma, in una certa misura più significativo, quanto accadde a Gaeta. Il promontorio di Gaeta con il suo porto e le sue fortificazioni era amministrato dagli aragonesi che avevano un buon rapporto con gli abitanti del luogo. Una volta occupata la città Carlo VIII pretese dai Gaetani un tributo per armare le galee della sua flotta. Gli abitanti di Gaeta non vollero sottomettersi a questa ingiusta pretesa e si ribellarono, sostenendo che le loro disponibilità, continuamente erose da dazi, gabelle e tributi, non sarebbero mai state sufficienti a pagare quanto richiesto. La repressione dei francesi fu dura e spietata. La città fu devastata. Altissimo fu il tributo di sangue pagato dai Gaetani per il rifiuto di corrispondere un tributo iniquo.  

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