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lunedì 10 Marzo 2025
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“Record recupero di evasione” 26,3 miliardi nel 2024, ma i conti non tornano

L’Agenzia delle Entrate ha annunciato che nel 2024 il “recupero di evasione fiscale” realizzato è stato pari a 26,3 miliardi, “il risultato più alto di sempre” sottolinea il Mef.

Se si fa riferimento alla tabella di sintesi contenuta nel documento che riporta i risultati degli ultimi sei anni la somma dei presunti “recuperi” nel periodo risulta di 117,6 miliardi.  Cioè una cifra superiore alla stima ufficiale del “tax gap” (calcolato come divario tra gettito teorico e gettito effettivo) pubblicata annualmente dal governo, e che negli ultimi anni risulta di 85 miliardi, in costante crescita.

I dati apparentemente contraddittori  tra loro si riferiscono a due aggregati diversi. Quel che viene definito “recupero di evasione” in realtà riguarda i risultati dell’attività ordinaria dell’amministrazione, e in gran parte derivano da procedure automatizzate di controllo e quadratura delle dichiarazioni (36 bis) e da altre procedure di rettifica e di ricalcolo.

Inoltre, essi comprendono dei risultati, in verità modesti, dell’Agenzia della riscossione e anche gli incassi della rottamazione delle cartelle, per cui i risultati di un condono vengono classificati come proventi del contrasto all’evasione.

I proventi da vera attività di accertamento non vengono evidenziati, e sono presumibilmente molto ridotti.

il problema di questi annunci che lasciano purtroppo il tempo che trovano, è sempre lo stesso. Si mettono insieme gli introiti che derivano dalla liquidazione automatizzata delle imposte emergenti dalle dichiarazioni con gli introiti che derivano dall’accertamento.

Va peraltro tenuto presente che gli introiti da liquidazione sono influenzati dai tempi di lavorazione e di notifica delle comunicazioni di irregolarità.

Analoghe considerazioni valgono per gli introiti da ruoli, che in parte derivano da liquidazioni non definite a seguito di comunicazione di irregolarità e in parte da accertamenti. Naturalmente per gli introiti da ruoli la distanza tra il momento in cui è stata svolta l’attività da parte dell’Amministrazione e quello dell’incasso aumenta considerevolmente (ciò che ho incassato  nel 2024 deriva da atti risalenti anche a molti anni prima).

Probabilmente, anche nel 2024 la maggior parte dell’introito annunciato non deriva da accertamenti sostanziali.

La cifra che lascia più ben sperare gli osservatori per le aspettative di gettito futuro sembrerebbe invece la crescita degli incassi da versamenti spontanei, cioè le somme che tutti i contribuenti italiani versano al Fisco senza solleciti o accertamenti. Si tratta di 587 miliardi nel 2024 con una crescita di quasi l’8% rispetto al 2023. In sostanza sono 43 miliardi strutturali in più incassati dall’Erario. Guardando poi la serie storica dal 2019, a parte l’eccezione dell’anno del Covid, la crescita dei pagamenti spontanei è costante. Tuttavia dalle tabelle dell’Agenzia delle Entrate non si riesce immediatamente a stabilire in che misura questo incremento possa essere attribuibile a un adattamento della congruità delle dichiarazioni all’andamento dell’inflazione e al fiscal drag (Irpef e Iva), che sfociano in definitiva nell’aumento, registrato in quest’ultimo anno, della pressione fiscale.

Per quanto riguarda il solo lavoro dipendente Lavoce.info ha stimato l’Irpef netta del 2024 sulla base dei dati del 2022. Considerati due scenari, uno precauzionale in cui non vi sia aumento dei redditi sottoposti a Irpef e uno in cui si considera un aumento (uniformemente distribuito su tutte le classi di reddito) del 15 per cento, pari alla crescita del Pil nominale tra il 2022 e il 2024, i ricercatori hanno calcolato il fiscal drag nel 2024 considerando l’inflazione cumulata nel 2022, 2023 e 2024, che risulta pari al 17 per cento.

Senza aumento, il fiscal drag per i soli lavoratori dipendenti risulta essere di 16,5 miliardi; nel caso in cui si consideri l’aumento, raggiunge i 17,9 miliardi.

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