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sabato 5 Ottobre 2024
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Riscossione nel mirino della Corte dei Conti: crediti riscuotibili 3,6% del magazzino, crollano controlli ordinari

Degli 829 miliardi di crediti “incagliati” delle amministrazione pubbliche affidati all’agente per la riscossione solo il 3% è ritenuto attualmente incassabile, con un andamento che non si discosta dalla media degli anni precedenti. Sono queste le conclusioni alle quali è giunta la Corte dei Conti esponendo i dati del Rendiconto generale dello Stato per l’esercizio 2021.

Secondo quanto riscontrato dai magistrati contabili, effettivamente il recupero non ha mai toccato in passato il 6% del valore delle cartelle e la pandemia non ha né migliorato né peggiorato la situazione. Segno a quanto pare che siamo di fronte a una rigidità dei comportamenti dei contribuenti, rispetto alla capacità coercitiva dell’Amministrazione finanziaria, divenuta cronica da almeno due decenni e che sconta qualsiasi variazione della curva del Pil, in negativo o in positivo.

Rispetto al 2020 diminuiscono del 10,6% le iscrizioni a ruolo effettuate dall’Agenzia delle Entrate, che costituiscono il 68,4% dell’intero ammontare affidato alla Riscossione, mentre si moltiplicano del 500% le cartelle emesse dall’Inps per i mancati pagamenti di contributi.

Il Procuratore generale della Corte dei conti, Angelo Canale, ha evidenziato nella sua relazione il valore di “presunto realizzo” ottenibile dal magazzino in pancia all’Amministrazione al 31 dicembre 2021: il 3,66% del carico, con una corrispondente quota di abbattimento pari al 96,3 %.  A conti fatti, prevede la Corte, in base alla strumentazione normativa e organizzativa in mano agli agenti della riscossione lo Stato può sperare di recuperare poco più di 30 miliardi. Se si guarda alla serie storica delle somme effettivamente riscosse nell’ultimo quinquennio il dato oscilla in un range molto ristretto. In particolare per il 2021 il valore del recuperato si è attestato tra l’1,64 e il 2,66.

La stessa Corte riconosce che l’attività di accertamento e controllo svolta dall’Agenzia delle Entrate è stata notevolmente condizionata dal permanere dell’emergenza sanitaria ed economica dovuta alle misure per contenere la pandemia da Covid-19.

I controlli fiscali sono stati, nel 2021, 87mila, in flessione del 32,6% rispetto ai quasi 129mila accertamenti ordinari effettuati nell’anno precedente e molto lontano dal target colto nel 2019, con 267mila riscontri realizzati.

In un contesto di drastica riduzione di tutti i controlli ordinari, l’alta magistratura contabile sottolinea la quasi scomparsa degli accertamenti da Studi di settore (0,2%), mentre aumenta il peso relativo dei riscontri sui crediti d’imposta indebitamente compensati mediante modello  F24, passati da 3.921 nel 2020 a 9.607 nel 2021 (+ 145%).

Crolla il numero degli accertamenti parziali automatizzati, da 155.393 nel 2020 a 44.443 nel 2021 ( – 71,4%).

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