Secondo l’85% per cento degli italiani il sistema fiscale è “poco o per niente” equo, il 63% chiede un riequilibrio dell’attuale tassazione spostandola dal lavoro ai redditi finanziari, ai profitti e ai grandi patrimoni e il 72% pensa che il principale strumento per contrastare la crescente, ingiusta disuguaglianza di trattamento tra i cittadini da parte dello Stato sia la lotta all’evasione e all’elusione fiscale. Sono questi i principali risultati di un’indagine, condotta dall’Istituto Demopolis per Oxfam Italia nel mese di settembre, che ha sondato e analizzato percezioni e sensibilità dei cittadini sui temi della disuguaglianza economica, sull’incidenza del sistema fiscale e sull’opportunità di favorire un riequilibrio complessivo delle imposte per rafforzarne l’equità.
Il rapporto restituisce una visione per certi versi inedita, sono stati profilati anche gli elettori che non sono andati a votare, della percezione che gli italiani hanno della gestione della spesa pubblica e delle entrate che spiega anche la disaffezione verso la politica.
Solo il 20% ritiene che sia rispettato l’articolo 53 della nostra Costituzione, in base al quale tutti sono chiamati a concorrere “alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva” e secondo criteri di progressività e il 70% si dichiara favorevole a un’imposta europea sui grandi patrimoni che, secondo la proposta Oxfam appoggiata da Nens e Lef, si applicherebbe in Italia solo allo 0,1% più ricco della popolazione, circa 50mila persone con patrimoni superiori a 5,4 milioni di euro. L’adesione all’applicazione della tassa, per la quale è in corso una raccolta di firme anche in Italia per una legge di iniziativa europea “Tax the rich”, raggiunge nel sondaggio il 73% tra i “non voto”.
Il nesso sistemico che connette fiscalità e disuguaglianze si dimostra radicato nelle risultanze della ricerca, ma anche sfaccettato.
L’Italia è sempre più disuguale: nella percezione del 71% dei cittadini intervistati da Demopolis, negli ultimi 5 anni le disuguaglianze sono aumentate, e sono di natura per lo più economica, ma anche di accesso ai servizi, soprattutto quelli sanitari.
Nelle valutazioni dei cittadini, i grandi divari economici all’interno della società minacciano il futuro delle nuove generazioni e la coesione sociale (86%), la crescita economica (79%) e la qualità della democrazia (71%).
Per il 72%, la lotta ad evasione ed elusione fiscale potrebbe contribuire a ridurre le disuguaglianze oggi in Italia. Ma servirebbe anche – per il 61% – un sistema fiscale più equo: che sia progressivo e non faccia disparità fra contribuenti nelle stesse condizioni economiche.
Nell’ascolto degli italiani, infatti, accanto alla vulgata secondo cui “le tasse sono troppo gravose in assoluto”, emerge la percezione che siano oggi violati i principi costituzionali di capacità contributiva e progressività.
In questo contesto, secondo l’indagine Demopolis per Oxfam, 7 italiani su 10 sarebbero oggi favorevoli ad un’imposta europea sui grandi patrimoni: in Italia si applicherebbe ad appena lo 0,1% più ricco della popolazione, generando risorse utili per finanziare i crescenti bisogni sociali della popolazione e contenere le disuguaglianze.
La variabile principale di supporto all’iniziativa risiede infatti nella convinzione che tassare i grandi patrimoni possa offrire risorse aggiuntive vitali per finanziare politiche a sostegno della scuola, della sanità, dell’inclusione sociale e di una giusta transizione ecologica (68%).
Per il 56% si tratterebbe anche di rendere più equo il sistema fiscale italiano: di contenerne le storture. Ma una pericolosa convinzione attraversa la metà del campione analizzato, delineando, in modo preoccupante, quanto persistente sia in seno alla popolazione la sfiducia nelle istituzioni: un italiano su due ritiene che la tassazione dei grandi patrimoni rischi di essere inutile perché lo Stato è inefficiente e sprecherebbe le risorse. Il 38% teme che tassare i grandi patrimoni sia un rischioso precedente che spianerebbe la strada per l’introduzione di un’imposta patrimoniale generalizzata che graverebbe sul ceto medio. Quasi metà della popolazione (47%) non condivide tale timore.
L’approfondimento demoscopico trae ispirazione dall’iniziativa pubblica (promossa da Oxfam Italia) di raccolta firme per l’istituzione di un’imposta europea sui grandi patrimoni per generare risorse da destinare ad investimenti per l’inclusione sociale e ad una transizione ecologica giusta nei Paesi dell’Unione.
Vissuti ed opinioni dei cittadini italiani sui temi delle disuguaglianze
Come si sono evolute, dove si inverano e su che cosa impattano i divari
L’Italia non è uguale per tutti: non lo è nelle prestazioni del Welfare, né sul piano sociale ed economico. Inoltre, in un contesto di progressiva riduzione delle risorse pubbliche per i servizi, le disuguaglianze nel Paese crescono.
Secondo l’analisi condotta dall’Istituto Demopolis per conto di Oxfam Italia, per il 71% dei cittadini, le disuguaglianze in Italia sono aumentate negli ultimi 5 anni. Le risultanze dell’indagine consentono di stilare anche una “graduatoria” delle dimensioni di disuguaglianza maggiormente percepite dall’opinione pubblica.
È il reddito, per l’83% degli italiani, il principale ambito in cui si manifestano le più forti disuguaglianze nel Paese. Con un dato in crescita esponenziale, inoltre, 7 intervistati su 10 segnalano che l’Italia è sempre più disuguale nell’accesso ai servizi sanitari: nella rilevazione condotta sul tema da Demopolis per Oxfam nel 2016, il dato si attestava al 54% (16 punti in meno rispetto ad oggi). La maggioranza assoluta ricorda anche quanto pesino i divari nelle opportunità di accesso al mondo del lavoro (55%) e nella disponibilità dei patrimoni in seno al tessuto sociale italiano (51%).
Poco meno della metà del campione individua ambiti di disuguaglianza nella qualità dell’istruzione (46%) e nel risiedere in aree a diferente tasso di sviluppo (43%).
Muovendo proprio dalla disamina degli ambiti di manifestazione dei divari fra le diverse Italie, l’indagine ha verificato gli impatti percepiti delle diseguaglianze economiche, ben oltre lo stretto ambito censuario. Il percorso di analisi condotto da Demopolis, a partire dalla fase qualitativa di colloqui aperti con la popolazione, ha consentito di valutare il quadro complesso di preoccupazioni che attraversano l’opinione pubblica, proprio in ragione di una consapevolezza diffusa del peso delle disuguaglianze economiche che, nella convinzione quasi plebiscitaria degli intervistati (86%), impattano negativamente sul futuro delle nuove generazioni e sulla coesione sociale.
Per 8 su 10, le disuguaglianze compromettono la crescita economica; per il 71% rappresentano una minaccia al buon funzionamento della democrazia.
Il sistema fiscale italiano nella percezione dell’opinione pubblica non è
coerente con il dettato costituzionale
Il sistema fiscale italiano, nella percezione dei cittadini, lascia a desiderare su molti fronti; non ultimo, la mancata adesione al dettato costituzionale.
Secondo le analisi dell’Istituto Demopolis per Oxfam, gli orientamenti dell’opinione pubblica italiana sulle evoluzioni auspicabili per il sistema fiscale sono leggibili ma non unanimi, e non privi di distinguo.
Per migliorarne l’equità, il 63% degli intervistati incoraggia un riequilibrio dell’attuale tassazione, spostandola dal lavoro a redditi finanziari, profitti e grandi patrimoni. Ma un quarto del campione oggi auspica un calo generalizzato delle tasse, proprio per tutti.
Nella percezione dell’opinione pubblica, si profila anche il tradimento da parte delle Istituzioni del dettato costituzionale. Solo per 1 cittadino su 5 (20%) è oggi rispettato l’art. 53 della Costituzione, in base al quale tutti dovrebbero essere chiamati a concorrere “alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva” e secondo criteri di progressività, anche richiedendo un contributo maggiore al crescere della condizione economica. Per il 41% è rispettato solo in parte. Per oltre il terzo degli intervistati (37%), oggi non lo è affatto.
E invece, il sistema fiscale italiano non è equo. Lo è poco o per niente, nelle valutazioni dell’85% della popolazione, perché non è effettivamente progressivo e fa disparità fra contribuenti nelle stesse condizioni economiche.
Un’imposta europea sui grandi patrimoni?
Come migliorare l’equità del sistema fiscale italiano e il ruolo dei “super ricchi”
Il sistema fiscale “perfetto” forse non esiste; ma anche le possibilità di renderne più equa la dinamica non registrano consensi unanimi. A partire dall’applicazione più corretta del principio di progressività, che è auspicata, ma non plebiscitariamente.
Secondo i risultati dell’indagine, per il 67% degli intervistati, oggi sarebbe preferibile aumentare il prelievo a carico dei più ricchi per garantire maggiori e migliori servizi pubblici. Ma un quinto dei rispondenti caldeggia l’ipotesi di pagare tutti meno tasse e avere meno servizi pubblici, oggi maggioritariamente percepiti come incongrui, soprattutto nell’ambito delle prestazioni sanitarie e del welfare.
Che i “super ricchi” dovrebbero essere maggiormente chiamati a far fronte ai bisogni della collettività è convinzione della maggioranza assoluta degli italiani.
Secondo 2 intervistati su 3, dovrebbero farlo in forma strutturale, attraverso una tassazione fortemente progressiva. Per il 16%, sarebbe sufficiente incentivare libere donazioni per attività filantropiche e di pubblica utilità.
In questo contesto d’opinione, oggi 7 italiani su 10 intervistati da Demopolis per Oxfam, sarebbero favorevoli ad un’imposta europea sui grandi patrimoni. In Italia si applicherebbe ad appena lo 0,1% più ricco della popolazione e potrebbe generare risorse utili per finanziare i crescenti bisogni sociali della popolazione e contenere le disuguaglianze.
Si tratta di un auspicio che attraversa trasversalmente le anime dell’opinione pubblica nazionale e che risulta minoritario (seppur prossimo al 50%) esclusivamente nei segmenti di elettorato ascrivibili alla maggioranza di governo, mentre supera il 70% dei consensi anche nella componente degli italiani che si dichiarano astensionisti.
Quanto pesa il sistema fiscale sulle disuguaglianze:
Prospettive e nessi causali relativi alla tassazione dei grandi patrimoni ed alla persistenza dei divari nel tessuto sociale
L’indagine Demopolis-Oxfam si è spinta ad analizzare le variabili che animano propensioni e contrarietà della popolazione rispetto alle ipotesi di tassazione dei grandi patrimoni, individuando tendenze d’opinione che raccontano anche le prospettive valoriali degli italiani.
Ad argomentare l’opportunità di nuove misure di giustizia fiscale, è innanzi tutto la convinzione che serva ofrire risposte ai crescenti bisogni sociali e collettivi. La variabile principale di supporto all’iniziativa risiede infatti nella convinzione che tassare i grandi patrimoni possa ofrire risorse aggiuntive vitali per finanziare politiche a sostegno della scuola, della sanità, dell’inclusione sociale e di una giusta transizione ecologica (68%).
Per il 56% si tratterebbe anche di rendere più equo il sistema fiscale italiano: di contenerne le storture. Ma una convinzione attraversa la metà del campione analizzato, delineando, in modo preoccupante, quanto persistente sia in seno alla popolazione la sfiducia nelle istituzioni: 1 italiano su 2 ritiene che la tassazione dei grandi patrimoni rischi di essere inutile perché lo Stato è inefficiente e sprecherebbe le risorse.
Il 38% teme che tassare i grandi patrimoni sia un rischioso precedente che spianerebbe la strada per l’introduzione di un’imposta patrimoniale generalizzata che graverebbe sul ceto medio. Quasi metà della popolazione (47%) non condivide tale timore. Per 3 intervistati su 10, tassare i grandi patrimoni è un modo per demonizzare chi ha il merito di aver prodotto ricchezza.
Nelle valutazioni circa le misure di contrasto alle disuguaglianze, il ruolo dei sistemi fiscali è pienamente riconosciuto dagli italiani. Oggi, per il 72%, la lotta ad evasione ed elusione fiscale potrebbe contribuire a ridurre le disuguaglianze in Italia. Per circa 2 su 3, servirebbero politiche del lavoro che limitino il ricorso al precariato e assicurino condizioni di lavoro dignitose: perché un potente motore di disuguaglianza risiede nella bassa intensità e discontinuità delle prestazioni lavorative. Per il 63%, sono urgenti maggiori investimenti pubblici in sanità, istruzione e welfare. Ma servirebbe anche – per il 61% – un sistema fiscale più equo: che sia progressivo e non faccia disparità fra contribuenti nelle stesse condizioni economiche.