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sabato 27 Luglio 2024
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Spagna, l’Infanta Cristina di Borbone accusata di riciclaggio e frode fiscale

La figlia più giovane del re Juan Carlos dovrà deporre il prossimo 8 marzo

L’accusa è riciclaggio di capitali e frode fiscale. La secondogenita di re Juan Carlos dovrebbe comparire sui banchi del tribunale di Palma di Maiorca l’8 marzo, ma non c’è nulla di certo. La giustizia spagnola prova a processare come una cittadina qualsiasi Cristina di Borbone, Infanta di Spagna e duchessa di Palma. Ma gli avvocati difensori hanno già presentato appello e nei prossimi mesi l’avviso di comparizione dovrà passare l’esame di altri magistrati. Il giudice che indaga è José Castro: da quasi tre anni raccoglie testimonianze, mail, bilanci, conti correnti, dichiarazioni dei redditi per provare la condotta illegale di Cristina e del marito Iñaki Urdangarin, sospettato di aver ottenuto circa 6 milioni da amministrazioni pubbliche compiacenti per finte consulenze e lavori inventati. Lei invece di aver aiutato il consorte a nascondere al fisco i soldi così guadagnati.

I precedenti. Già in aprile il giudice Castro aveva messo sotto accusa l’Infanta Cristina per aver permesso al marito di aver sfruttato il suo nome e la sua posizione per ottenere appalti pubblici, ma la Procura anticorruzione aveva bloccato la comparsa in aula della duchessa di Palma considerando insufficienti le prove a suo carico. Poi era stato il Fisco spagnolo a mettere la secondogenita di re Juan Carlos nel mirino, ma da altri uffici della stessa Agenzie delle Entrate era scattata una difesa d’acciaio. Tre fatture che fino a quel momento erano state considerate false, sono state improvvisamente ricatalogate come vere e così l’intero impianto accusativo è crollato. Ora la nuova accusa, il giudice Castro sostiene che Doña Cristina di Borbone e Grecia sapeva benissimo di infrangere la legge quando pagava in nero le sue cameriere nel periodo di prova per poi assumerle in regola non come colf, ma come impiegate al servizio della Aizoon, un’azienda costituita solo per fornire fatture fittizie e abbassare l’imponibile della Noos, la società capofila della trama dei Duchi di Palma. Le segretarie non rispondevano affatto al telefono di una società di consulenze, ma servivano il tè e rifacevano i letti a casa della nobildonna. Tutte spese evidentemente personali, contrassegnati da una partecipazione attiva dell’Infanta, ma del tutto ingiustificati da parte di una società il cui scopo era fornire servizi alla Noos che a sua volta fingeva di lavorare per province e comuni.

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