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sabato 5 Ottobre 2024
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Stabilità, all-in da 27 miliardi: niente spending e molto deficit, tutte le misure

Semaforo verde all’abolizione di Tasi e Imu sulla prima casa, confermato il tetto al contante a tremila euro “per rilanciare i consumi”. Sulle partite Iva il governo fa marcia indietro, Ires e no tax area per over 75 rinviati al 2017.

Una manovra da 26,5 miliardi quasi del tutto finanziata in deficit e quasi per nulla dalla tanto decantata spending review, che ha il suo piatto forte nell’abolizione della tassa sulla prima casa e nella sterilizzazione delle clausole di salvaguardia da 16,8 miliardi nel 2016. Questi, in sintesi, i punti fermi attorno ai quali è costruita la legge di stabilità 2016 varata giovedì dal Consiglio dei ministri. Una “legge di fiducia”, come l’ha battezzata Renzi, che punta a rilanciare i consumi sfruttando appieno gli spazi di flessibilità (14,6 miliardi) concessi sul bilancio: una mossa che ha il sapore di ‘all-in’ e che potrebbe fatalmente rivelarsi un boomerang se venissero meno i fattori esogeni (bassi interessi e calo greggio su tutti) che finora hanno trainato la pur flebile ripresa italiana, soprattutto alla luce delle clausole di salvaguardia previste per il 2017 (da 25,5 miliardi) e 2018 (da 28,2) ancora da disinnescare. Ne deriva che il piano ‘taglia tasse’ inaugurato dalla manovra non sarà strutturale, ma dovrà essere coperto con nuove risorse ogni anno. Complice una spending review che è lontana parente di quella annunciata alla vigilia, stando almeno a quanto previsto nella bozza della legge di stabilità che sta circolando nelle ultime ore: nessuna sforbiciata alle tax expediture, qualche timido intervento per efficientare gli acquisti delle Pa e soprattutto contenimento degli stanziamenti, dal Fondo sanitario nazionale al Fondo per la riduzione della pressione fiscale. 

 

Tasi-Imu. Stop alla tassa sulla prima casa. Un’operazione da 3,7 miliardi che oltre ad avere «valore simbolico» servirà per «stimolare il consumo» perché con la crisi, dice Renzi, «gli italiani hanno risparmiato, nascosto i soldi». Via pure l’Imu agricola (405 milioni) per tutti i terreni montani, semi-montani e pianeggianti utilizzati da coltivatori diretti, imprenditori agricoli professionali e società. Azzerate dal 2016 l’Irap su agricoltura e pesca, così come l’Imu sui macchinari ‘imbullonati’ (530 milioni), che non saranno più conteggiati nel calcolo delle imposte immobiliari.

Ires, niente anticipo. La riduzione dal 27,5% al 24% dell’Ires, invece, scatterà dal 2017. L’anticipo al prossimo anno è legato al riconoscimento da parte di Bruxelles della ‘clausola migranti’ da 3,1 miliardi, ipotesi al momento improbabile.

Contante. Confermato l’aumento del tetto per l’utilizzo del contante dagli attuali mille a tremila euro. Per il premier, che rivendica «con forza la lotta all’evasione fatta dal governo” si tratta di una misura che “serve a riportare in Italia la semplicità di altri paesi», anche se è l’ennesimo cambio di rotta su questo fronte: dopo averla portato a 12.500 euro nel 2008, la soglia venne ridotta a 1.000, di nuovo innalzata a 12.500 e ancora abbassata nel 2010 a 5.000 e a 2.500 nel 2011, prima di essere riportata a mille euro nel 2012. Ora, di nuovo a tremila.

Bonus ammortamenti. Agli investimenti in beni strumentali effettuati tra il 15 ottobre 2015 e  il 31 dicembre 2016 sarà riconosciuta una maggiorazione del 40% della deduzione ai fini della determinazione Irpef e Ires, portando il bonus complessivo al 140% per tutta la durata in vita del bene.

Sgravi su assunzioni. Come previsto viene prorogato il bonus assunzioni, ma in forma più soft: a partire dal primo gennaio 2016 chi assume a tempo indeterminato avrà diritto a uno sgravio del 40% (3200 euro) per i primi due anni, a calare progressivamente dal 2017 in poi. Per le assunzioni effettuate entro la fine del 2015, invece, continua a valere lo sgravio triennale da 8.060 euro.

Partite Iva. Sul fronte autonomi, il pacchetto predisposto dal Governo serve essenzialmente a correggere i pasticci di un anno fa: da un lato si estende la platea di soggetti ammessi al regime dei minimi attraverso l’aumento della soglia dei ricavi, di 15mila euro per i professionisti (nuovo limite a 30mila euro) e di 10mila per le altre categorie d’impresa; dall’altro, si consente l’accesso al forfait anche a dipendenti e pensionati con un’attività in proprio, a patto che abbiano un reddito non superiore a 30mila euro. L’aliquota per le nuove attività torna al 5% per i primi cinque anni; i contributi Inps sono congelati al 27,72% anche nel 2016. A seguire, la franchigia di deduzione Irap passa da 10.500 euro a 13 mila.

Ecobonus. Confermati di un ulteriore anno sia la detrazione al 50% per ristrutturazioni edilizie fino a 96mila euro, sia l’ecobonus al 65% per gli interventi di riqualificazione energetica degli immobili. Il bonus edilizia viene esteso agli enti che gestiscono le case popolari, ai quali sarà destinato anche un assegno da 170 milioni per effettuare i lavori di manutenzione degli stabili. Prorogato il bonus mobili, che prevede detrazioni al 50 per cento su acquisti di mobili ed elettrodomestici in classe A+ (A per i forni) fino a 10mila euro.

Canone Rai. D’ora in avanti si pagherà bimestralmente attraverso la bolletta elettrica, al netto delle esenzioni già previste per fasce povere e over 75. Da 113,50 euro a 100 euro nel 2016, da cento a 95 euro dal 2017.

Previdenza. Niente estensione della ‘no tax area’ agli over 75 con redditi fino a 8mila euro. Almeno non a partire dal 2016, perché come precisato dal ministro Poletti l’adozione della misura è subordinata al riconoscimento della ‘clausola migranti’ da parte della Commissione Ue. Confermati invece sia lo stanziamento di due miliardi per gli esodati e il regime cd “opzione donna”, che consente alle lavoratrici tra i 57 e i 58 anni di età e con 35 anni di contributi alle spalle di anticipare il pensionamento a condizione che accettino il ricalcolo della pensione col metodo contributivo. Ancora sul fronte della flessibilità in uscita, previsto un fondo di 100 milioni per incentivare al part-time gli over 63.

Contrattazione decentrata. Nella manovra trova spazio anche una “dote” da 430 milioni nel 2016 (che diventa da 589 a partire dal 2017) per incentivare la contrattazione di secondo livello in materia di produttività e welfare aziendale. Previsti sgravi per i redditi fino a 50mila euro e per un massimo di 2mila euro.

Poveri e svantaggiati. Rifinanziato con 400 milioni il fondo per la non autosufficienza, con 90 milioni quello per il sostegno a persone con disabilità. Istituito, poi, un fondo per la lotta alla povertà, dotato con 600 milioni nel 2016 e  un miliardo l’anno a partire dal 2017, destinato a famiglie povere con minori a carico.

Altri impegni. Nella lista di interventi di spesa rientra poi un fondo di 45 milioni per l’assunzione di mille nuovi ricercatori nel 2016 e l’erogazione di 6mila borse di studio per i medici specializzandi, oltre all’istituzione di 500 nuove cattedre “speciali” da attribuire sulla base del merito. Abbassata al 4% l’Iva sui giornali digitali.

Spending review. È la voce più controversa della manovra. I dieci miliardi di tagli alla spesa annunciati si riducono a 5,8. E la beffa è che la gran parte di essi non sono veri e propri tagli, ma riduzioni di stanziamenti. Circa 1,8 miliardi derivano dal minor incremento del Fondo sanitario nazionale, altri due dalla centralizzazione degli acquisti della Pa. I restanti due miliardi sono recuperati su base triennale attraverso diverse misure: 160 milioni dalla riduzione del fondo Mef destinato ai Caf; 300 dalle dismissioni delle ex-caserme e circa 1,5 miliardi dall’alleggerimento del fondo per la riduzione della pressione fiscale. Rinviata, infine, la sforbiciata di 4 miliardi alle tax expediture.

Altre risorse. Due miliardi sono attesi dal gettito della voluntary disclosure, uno dal comparto giochi, attraverso l’indizione di nuove gare per le concessioni  e aumento del Preu, il prelievo unico erariale.

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