Il presidente dell’Inps a muso duro contro il provvedimento del governo che prevede il taglio fino al 50% delle spese informatiche: “Così si indebolisce il contrasto all’evasione fiscale”.
“Con questi tagli non solo non potremo più erogare i servizi”, ma nemmeno “accendere i computer”. Lo sfogo è del presidente dell’Inps Tito Boeri, che durante l’audizione alla Camera si è scagliato contro il taglio del 50% sulle spese informatiche entro il 2018, inserito al fotofinish dal Governo nel maxiemendamento approvato in Senato. “È un provvedimento draconiano” ha avvertito Boeri, “perché su 350 milioni di spese informatiche, 198 sono incomprimibili” e legate “a sicurezza, rinnovo fisiologico dell’hardware, manutenzione, connettività della fonia e licenze d’uso”. In ballo c’è la sostenibilità delle banche dati Inps e, di conseguenza, la lotta all’evasione fiscale e contributiva “che in questo modo verrebbe fortemente indebolita, visto che ad oggi abbiamo decine di casellari” che contengono, tra gli altri, “17 milioni di posizioni attive di pensionati e quasi 25 milioni di lavorativi”.
Inspiegabile. “Non si capisce la ratio di questo provvedimento, tra l’altro inserito all’ultimo secondo in Stabilità senza attendere la relazione tecnica” ha proseguito Boeri, che ha poi ricordato come la misura fosse stata “proposta poche settimane fa da Ibm e Confindustria”. L’emendamento presentato dal governo esenta dal taglio il ministero dell’economia e le agenzie fiscali. Non l’Inps, segno che “non si tiene conto dell’importanza delle nostre banche dati nel contrasto all’evasione”. Secondo Boeri non ha molta importanza il fatto che dal taglio siano escluse le spese in conto capitale, “perché una larga parte delle spese sono in conto corrente e sono quelle che ci consentono di erogare i servizi”.
Più cooperazione. Il numero uno dell’Inps si è soffermato sulle banche dati, “che oltre ad essere fondamentali devono anzitutto essere messe a disposizione di chi sa utilizzarle”. Ecco perché “ il principio secondo cui si deve trasferire tutto al di fuori è pericoloso”. Per Boeri, anzi, la strada è quella di un maggiore incrocio fra sistemi informativi e di sinergia “fra banche dati e attività ispettiva”.
Pensioni. Con l’occasione Boeri ha poi ricapitolato le proposte sulla previdenza, “che vanno dalle ricongiunzioni delle carriere mobili all’assistenza all’uscita flessibile”. Fino all’armonizzazione dei trattamenti pensionistici, necessaria in primis “per una questione di equità”. “La nostra idea è che al di sopra dei 3500 euro lordi si debbano fare interventi perequativi, in particolare nei confronti di chi ha usufruito del trattamento prima di raggiungere l’età pensionabile”, ha detto, aggiungendo poi che “fino a 5mila euro gli interventi sarebbero graduali” e consisterebbero essenzialmente in un blocco delle indicizzazioni fino alla effettiva maturazione della pensione fino a quel momento ricevuta. Dai 5mila euro in su, invece, “l’aggiustamento sarebbe immediato”, mentre sui vitalizi per cariche elettive “sarebbe necessario applicare un ricalcolo profondo, con interventi che potrebbero toccare fino al 60% del reddito pensionistico”.