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sabato 27 Luglio 2024
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Stabilità, rafforzata lotta evasione, sgravi per neoassunti e tagli all’Irap

Il governo vara manovra di 36 miliardi puntando su risparmi di spesa e aumento del deficit. Confermato il bonus Irpef di 80 euro e le detrazioni per le risrutturazioni e il risparmio energetico.

 

Conferma del bonus Irpef da 80 euro, taglio dell’Irap, decontribuzione per neoassunti e detrazioni per le famiglie. Ma anche lotta all’evasione e aggravi fiscali su risparmio, giochi e rendite. Queste le linee guida della legge di stabilità 2015 approvata dal consiglio dei Ministri, che dovrà ora passare al vaglio di Camere e Ue. Una manovra da 36 miliardi, che fa slittare il pareggio di bilancio al 2017 e porta il rapporto deficit/pil al 2,9% nel 2015 rispetto al 2,2% tendnziale. Gli interventi sui capitoli di spesa saranno finanziati in buona parte con la spending review (15 miliardi) e leva del deficit (11,5), anche se nel testo è previsto un fondo precauzionale di 3,4 miliardi da cui attingere in caso di sforamento del Patto di stabilità.

 

 

Bonus Irpef. Per stabilizzare il bonus da 80 euro, il Governo ha deciso di aggiungere ulteriori 9,5 miliardi ai 2,7 già previsti nel decreto Irpef varato nel maggio scorso. Per restare nei parametri imposti dall’Ue, l’esecutivo starebbe pensando a trasformare il bonus in detrazione, configurando l’intervento come minore entrata e non, viceversa, come maggiore spesa. Non viene estesa la platea dei destinatari, che quindi restano i lavoratori con un reddito pari o inferiore ai 26mila euro lordi annui.

 

Irap. Il consiglio dei Ministri ha deliberato anche un taglio di 6,5 miliardi sulla componente lavoro dell’imposta regionale sulle attività produttive. Secondo le proiezioni, nel 2015 l’alleggerimento fiscale avrà un impatto di cassa pari a 5 miliardi di euro. I maggiori beneficiari saranno le aziende con il maggior numero di dipendenti, a scapito delle imprese senza personale che rappresentano il 70% del totale. L’obiettivo è quello di stimolare la domanda di lavoro combinando la misura con il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti contenuto nel Job’s Act. Poiché l’Irap è calcolata su base regionale, il risparmio d’imposta sarebbe maggiore per le aziende del nord rispetto a quelle meridionali o svantaggiate, a causa del diverso peso delle deduzioni.

 

Decontribuzione contratti a tempo indeterminato. Le aziende che assumeranno lavoratori a tempo indeterminato non dovranno pagare i contributi nel primo triennio, grazie alla copertura statale da 1,9 miliardi di euro. Tale copertura ha un limite massimo di 6200 euro, quindi l’azzeramento per le aziende avrebbe luogo fino ad un massimo di 19mila euro di retribuzione. Qualora le aziende licenziassero entro i primi tre anni i dipendenti assunti sotto questo regime, sarebbero obbligate a restituire i contributi.

 

Partite Iva. Per i titolari di imprese individuali, professionisti e autonomi con redditi compresi tra i 15 e i 40mila euro sono previsti alleggerimenti fiscali e semplificazioni. Gli 800 milioni stanziati dalla manovra consentiranno a circa 900.000 Partite Iva al di sotto dei 15mila euro di confluire nel regime forfetario. Previsti poi sgravi contributivi e una sostanziale riforma del regime dei minimi: l’imposta sostitutiva, attualmente al 5%, dovrebbe salire fino al 15% già dal 2015, ma verrà controbilanciata dalla possibilità di restare nel quadro delle agevolazioni senza limiti di tempo né vincoli anagrafici. Sul versante degli adempimenti, invece, l’abolizione della dichiarazione unificata consentirà di ridurre di 3.300.000 le comunicazioni.

 

Famiglie. Viene istituito presso il ministero del Tesoro un “fondo famiglia” che, dotato con 500 milioni l’anno a partire dal 2015, consentirà sconti fiscali a sostegno delle famiglia, mediante detrazioni per i bambini fino al terzo anno di età ed esenzioni dai ticket.

 

Ricerca e sviluppo. Previsto un piano quinquennale da 2,3 miliardi di euro per il sostegno alla ricerca. Di questi, 300 milioni saranno impiegati a cominciare dal 2015, sotto forma di crediti d’imposta del 25% per gli investimenti in sviluppo, che potranno salire fino al 50% se convenzionati con atenei o enti di ricerca.

 

Clausole. Neutralizzata la clausola di salvaguardia da 3 miliardi contenuta nella legge finanziaria 2014 varata dal governo Letta, che prevedeva interventi sulle detrazioni. 

 

Tfr. A partire dal primo marzo 2015 i soli dipendenti privati avranno la facoltà di richiedere l’anticipo mensile del Tfr maturato durante l’anno in busta paga. Una volta fatta richiesta, il vincolo sarà obbligatorio fino al 2018. Stando alla bozza del disegno di legge, la quota di Tfr mensile sarà assoggettata alla tassazione ordinaria, quindi più penalizzante per le fasce medio-alte di reddito. Il meccanismo prevede che le imprese si facciano certificare presso l’Inps il diritto alla prestazione. Il documento deve poi essere trasmesso alla banca, che ha la facoltà di decidere se erogare o meno il finanziamento all’impresa che ha erogato il Tfr al lavoratore. Nel caso di crediti insoluti, sono previsti due fondi di garanzia: il primo è garantito dall’Inps, sul quale potrà rivalersi direttamente la banca; il secondo, pari a 100 milioni nel 2015, viene istituito dal Governo per ovviare alle regole di Basilea sugli accantonamenti prudenziali. Da verificare la posizione dell’Unione Europea, che potrebbe configurare l’operazione come aiuto di stato.

 

Detrazioni su risparmio energetico e ristrutturazioni. Confermati e prorogati di un anno gli sconti fiscali già inseriti nel “decreto crescita”, sui bonus energetici e di recupero edilizio, rispettivamente al 65% e 50%. Dal 2016, torneranno all’aliquota originaria del 36%.

 

Evasione fiscale. Alla voce “risorse” compare anche la lotta all’evasione fiscale, che dovrebbe portare in dote 3,8 miliardi mediante l’incrocio di banche dati e il ricorso al meccanismo di Iva reverse charge, che traslando l’onere del versamento dell’imposta indiretta sul venditore riduce il rischio di frodi.  Anche in questo caso, non è certo che questa previsione di incasso possa essere accolta in sede comunitaria.

 

Tassazione sui giochi. Nelle stime del governo, un miliardo dovrebbe arrivare dalla tassazione sulle slot machine. Da un lato, ci sarà una stretta sul cosiddetto “Pay out”, la vincita restituita ai giocatori, dal 74% al 70%; dall’altro è previsto un aumento compreso tra l’1% e il 5% del Preu, il prelievo unico erariale.

 

Rendite finanziarie. Inseriti nella legge finanziaria i 2,6 miliardi di maggiori incassi derivanti dall’aumento dal 20% al 26% delle rendite finanziarie previste nel decreto Irpef. A questi andranno ad aggiungersi 1,2 miliardi di imposizione sulle fondazioni bancarie.

 

Fondi pensione e casse di previdenza. Decisa la stretta fiscale sul risparmio. Da un lato viene aumentata la tassazione delle casse di previdenza dal 20% al 26%; dall’altra viene innalzata l’imposizione sui risultati annuali di gestione dei fondi pensione, che passa dall’11,5% al 20%.

 

Fisco amico. Vengono introdotti meccanismi per facilitare la conclusione dei contenziosi e un nuovo sistema di accertamento fiscale incentrato sull’autocorrezione del contribuente. Nella bozza della legge, peraltro, è previsto un trasferimento di 100 milioni di euro a copertura delle spese di finanziamento dell’Agenzia delle Entrate.

 

Spending review. Dalla sforbiciata sulle spese correnti dovrebbero essere recuperati, oltre ai 2,7 già previsti nel decreto Irpef,  12,3 miliardi, di cui 4 dai ministeri e 2,1 ricavabili intervenendo sugli acquisti di beni e servizi della Pa, attraverso una stretta su “split payments”, i versamenti Iva sulle forniture. Altri quattro miliardi arriveranno dalle Regioni, che saranno così obbligate a prosciugare l’aumento di 2 miliardi del fondo sanitario siglato lo scorso luglio con il Governo. Chiamati a contribuire anche gli Enti locali: comuni e province dovranno risparmiare complessivamente 2,2 miliardi.

 

Antonio Biondi

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