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domenica 7 Luglio 2024
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TAXI: 15MILA EURO DICHIARATI, ANCHE CON IL BOOM DEL TURISMO

Sole 24 Ore: Secondo i dati elaborati dal ministero dell’Economia, nel 2022 i tassisti sono tornati ai livelli pre Covid. Ma le dichiarazioni stridono con i costi sostenuti per licenze e acquisto dell’auto

FLAVIA LANDOLFI,VITTORIO NUTI

Archiviati gli anni neri del Covid, i tassisti italiani sono tornati a guadagnare, cento euro più, cento euro meno, quanto percepivano nel periodo 2017-2019: nel 2022 in media 15.500 euro l’anno, cioè 1.292 euro al mese. Con buona pace del boom esploso dopo il lockdown, con il turismo alle stelle e una domanda di trasporto pubblico non di linea mai così alta, plasticamente raccontata dalle file interminabili sotto le pensiline di sosta delle auto bianche in tutte le grandi città della Penisola. A raccontare l’altra faccia del trasporto in città ci pensano con tutto il rigore dei numeri i dati elaborati dal ministero dell’Economia.
E certificano un trend ormai consolidato nelle dichiarazioni dei redditi con codice Ateco 49.32.10 (trasporto con taxi): una platea che dichiara poco più di 15mila euro l’anno tra il 2017 e il 2022, a eccezione dei due tonfi dettati però dalla chiusura per pandemia di un intero paese nel 2020 e 2021. Una cifra che il Sole 24 Ore aveva già denunciato nel 2023 e che però non accenna a cambiare. Vediamoli.
I dati fiscali Le ultime rilevazioni che il Sole 24 Ore è in grado di raccontare, ancorché provvisorie, parlano di un 2022 che riassorbe del tutto le gravi perdite subite nel biennio precedente. I tassisti con le dichiarazioni più alte lavorano a Firenze (20.651 euro annuali, 1.720 euro al mese) e a Milano (19.580 euro annuali, 1.631 euro mensili), le più basse a Palermo (9.111 euro l’anno, 760 euro al mese) e a Napoli (10.193 euro, 850 euro). Riavvolgendo il nastro al 2021, i numeri – anche questi provvisori – si dimezzano: la media nazionale è poco oltre gli 8mila euro l’anno, con il record negativo di Firenze a poco meno di 5mila euro l’anno e di Palermo con 6.204 euro. Si tratta di una platea di contribuenti assai variopinta: i dati di Via XX Settembre sono stati estrapolati dalle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche, società di persone, di capitali, cooperative e forfettari.
L’orizzonte concordato A fronte di un reddito medio rimasto pressoché immobile, qualche sorpresa potrebbe arrivare nei prossimi anni, quando entrerà a regime la riforma del fisco valuta dal Governo Meloni. Sabato 15 giugno è stato pubblicato in Gazzetta il Dm con la metodologia relativa al Concordato preventivo biennale (Cpb) in base alla quale in futuro verrà elaborata la proposta del reddito e del valore della produzione concordati con riferimento alla base imponibile ai fini Irpef/Ires e Irap per i contribuenti tenuti all’applicazione degli Isa, tra i quali i tassisti. In pratica, a fronte di redditi particolarmente bassi, si accenderà il faro del Fisco che grazie a questo nuovo strumento metterà sotto osservazione proprio i redditi non dichiarati.
L’algoritmo su cui è costruito il software per calcolare i redditi proposti consentirà anche un controllo sulla struttura dei costi, evidenziando le anomalie rispetto a quanto dichiarato.
I costi della professione Come se non bastasse a stridere con i numeri delle dichiarazioni dei tassisti c’è tutto il capitolo dei costi sostenuti per l’attività. Si tratta di spese non indifferenti, a partire da quelli per le licenze che oggi si arricchiscono di nuove valutazioni presenti in tre bandi di altrettanti Comuni italiani: Roma, Milano e Bologna. Nella Capitale il bando da 1.000 nuove licenze le valuta 73.000 euro ciascuna, mentre a Milano dove l’amministrazione comunale ha bandito 450 autorizzazioni in più il costo si aggira sui 96mila euro. Licenze alle stelle a Bologna: le 72 messe in palio valgono ciascuna 150mila euro. Senza contare i costi sostenuti per l’acquisto dell’auto di servizio. Secondo una recente inchiesta del Sole24Ore (20 gennaio 2023, pagina 4) per un veicolo elettrico e ibrido i prezzi variano rispettivamente tra i 45 e i 60mila euro, e tra i 35 e i 45mila euro, al netto di specifiche formule di finanziamento e di eventuali incentivi statali o locali. E insomma, tra i costi delle licenze e le spese per le auto l’investimento per le attività di taxi non è di certo un peso-piuma. A guardare i dati sui redditi anche poco sostenibili.

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