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sabato 27 Luglio 2024
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Ue contro Apple: aliquota stracciata è aiuto di Stato multa da 13 miliardi

di Luciano Cerasa

 

L’Irlanda e la Apple hanno violato le regole dell’Unione europea sulla concorrenza. Pagare un’aliquota personalizzata e agevolata del 2 per cento, di gran lunga inferiore al 12,5% di imponibile fissato come imposta societaria ordinaria nel paese del trifoglio, per Bruxelles è un aiuto di Stato. Dopo un’indagine durata tre anni, la commissaria alla concorrenza, Margrethe Vestager ha annunciato la sentenza della Commissione Ue che condanna il colosso hi-tech americano a versare 13 miliardi di euro al fisco irlandese. Il verdetto negativo per l’azienda di Cupertino è stato emesso nonostante l’intenso sforzo da parte degli Stati Uniti di convincere la Commissione europea ad abbandonare l’inchiesta, aprendo un nuovo terreno di scontro con l’amministrazione di Obama. Nei giorni scorsi il dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha presentato in extremis un “libro bianco” di 26 pagine in difesa degli accordi fiscali raggiunti dalle multinazionali Usa con i paradisi “offshore” europei e contro le indagini dell’Antitrust. “Questo cambio di approccio sembra estendere il ruolo della direzione generale della Concorrenza della Commissione Ue a quello di un’autorità fiscale sovranazionale”, scrive Robert Stack, segretario aggiunto al Tesoro e autore del rapporto, minacciando ritorsioni. La commissione Finanze del Senato di Washington starebbe premendo sul governo americano per prendere in considerazione l’imposizione di un’aliquota doppia sulle imprese europee, se Apple sarà costretta a rimborsare le tasse in Irlanda.
La sanzione fissata dalla Commissione è ancora incerta. Gli analisti di JP Morgan avevano calcolato che nello scenario peggiore Apple avrebbe potuto essere condannata a versare fino a 19 miliardi di euro. Altre valutazioni parlavano al più di un miliardo. Il governo irlandese e l’azienda di computer, che hanno negato sempre strenuamente ogni addebito, hanno già annunciato che ricorreranno alle corti europee. La condanna della multinazionale americana infatti costituisce un pericoloso precedente giuridico che suona come un forte campanello d’allarme per le altre aziende messe sotto inchiesta dalla Commissione per la loro posizione fiscale. Sotto la lente della commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager erano finiti anche gli accordi di Fiat con il Lussemburgo e di Starbucks con il Belgio. Nell’ottobre dell’anno scorso i vantaggi fiscali concessi da Lussemburgo e Paesi Bassi a Fiat Finance and Trade e Starbucks sono stati riconosciuti illegittimi e incompatibili con le normative comunitarie. In questi casi la Commissione europea ha indicato anche il totale delle tasse da recuperare che ammonta “ad almeno 20-30 milioni di euro” sia per Fiat che per Starbucks. Entrambe le decisioni sono state impugnate dalle società in tribunale.
Nel mirino dell’Unione Europea non c’è comunque soltanto la Apple: sono in corso indagini su numerose altre società multinazionali e gruppi, incluse McDonalds, Amazon, Facebook e Google. Tuttavia quella sulla Apple è la più grande indagine su una singola impresa avviata finora dalla Commissione europea per dare un giro di vite all’evasione fiscale delle grandi aziende globali in Europa.
Cathy Kearney, vice-presidente delle operazioni europee per Apple, si difende sostenendo che le leggi fiscali Ue “non tengono il passo con l’evoluzione della tecnologia e del commercio, impieghiamo 5.500 persone in Irlanda e paghiamo la maggior quantità di tasse negli Stati Uniti, dove ci avvaliamo di 70mila persone per effettuare praticamente tutta la nostra ricerca e sviluppo”. Ma la mela di Cupertino aveva già dovuto versare 318 milioni lo scorso anno al fisco italiano, dopo che la magistratura di Milano aveva accertato imposte non pagate per quasi un miliardo di euro. Allora Apple se la cavò con uno “sconto” concordato con l’Agenzia delle Entrate del 60%. In pratica un aliquota del 10%.

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