Il gruppo dei Verdi del Parlamento Europeo puntano il dito contro la multinazionale dell’arredamento, che tra il 2009 e il 2014 avrebbe portato in Liechtenstein i ricavi realizzati in tutta Europa al solo scopo di abbattere la base imponibile.
Ricavi trasferiti prima in Olanda, poi nascosti in Lussemburgo e infine dirottati in Liechtenstein. Un meccanismo studiato e ben oliato col quale Ikea avrebbe messo al riparo fatturati da capogiro, realizzati in tutta Europa, per pagarci sopra lo zero virgola di tasse. A lanciare l’accusa è il Gruppo dei Verdi del Parlamento Europeo, attraverso uno studio commissionato e realizzato dal ricercatore Marc Auerbach. Al centro del rapporto, scrive la Repubblica, ci sarebbe proprio il colosso dell’arredamento low cost, che grazie a un complesso sistema di scatole cinesi e labirinti societari avrebbe eluso la bellezza di un miliardo di euro tra il 2009 e il 2014.
Destinazione Liechtenstein. Nel rapporto Auerbach descrive passo dopo passo il percorso dei ricavi. Che, una volta incassati in Belgio, Francia, Svezia o Germania, iniziano la corsa che li porterà in Liechtenstein. Tutto grazie alle royalties del 3% che le filiali Ikea sparse in giro per l’Ue devono corrispondere alla controllata olandese, l’Inter Ikea Group, a sua volta controllata da una fondazione, la Stichting Ingka. E già qui sorge un primo problema: i proventi delle royalties non sono assoggettati alla tassazione olandese. Ma non è tutto. I soldi vengono spostati in Lussemburgo sotto forma di interessi su un debito da rimborsare a un’altra società del gruppo, la quale a sua volta paga al fisco solo lo 0,06% delle cifre ricevute. A seguire, i ricavi finiscono la propria corsa in Liechtenstein, dove i dividendi giungono nella pancia di un’altra fondazione del gruppo senza essere tassati: lo prevede una legge nazionale.
La giostra dell’elusione. Se confermata, la pianificazione aggressiva avrebbe consentito all’azienda di risparmiare centinaia di milioni di euro. Nel periodo contestato (vale a dire tra il 2009 e il 2014) il mancato incasso per il Fisco è stato pari al 35% in Belgio, al 64% in Francia. Se si prende in considerazione il solo 2014, la strategia elusiva avrebbe comportato una perdita per l’erario tedesco di circa 36,6 milioni di euro; di 23,8 milioni per il fisco francese e di 10,1 milioni per quello svedese.