Fisco Equo pubblica una relazione di Pietro De Sensi* che analizza come la questione dei dirigenti illegittimi rappresenti in realtà un problema patologico che riguarda tutta la pubblica amministrazione. (Vai al documento)
Molto si è detto, scritto e in parte legiferato sulla questione dei dirigenti illegittimi delle agenzie fiscali. A volte- anzi spesso- con troppa superficialità, non operando il dovuto distinguo tra il conferimento provvisorio di incarichi dirigenziali censurato dalla Corte Costituzionale e la distinta e pienamente legittima fattispecie del reclutamento dei dirigenti con modalità speciali, e circoscrivendo un problema che riguarda tutta la Pa alla sola amministrazione finanziaria.
Quel che si dimentica, infatti, è che negli anni molte strutture amministrative hanno ottenuto deroghe al sistema ordinario di reclutamento per pubblico concorso. E per di più in alcuni casi (si ricordi l’amministrazione penitenziaria o la protezione civile) il Legislatore è intervenuto per consolidare le esperienze lavorative, senza imporre alcuna procedura concorsuale. A ben vedere, anzi, negli ultimi quindici anni di procedure concorsuali ordinarie per il reclutamento di dirigenti se ne contano davvero pochissime.
Le amministrazioni, quando hanno potuto, le hanno legittimamente evitate, stante la loro inadeguatezza a garantire effettiva tutela al principio costituzionale del buon andamento delle amministrazioni pubbliche, a causa di una troppo generica e dottrinaria modalità concorsuale che non garantisce sulla effettiva qualità dei vincitori del concorso e non offre alcuno spazio di valorizzazione alla esperienza lavorativa già maturata. (Vai al documento).
*L’autore è stato dirigente presso la Direzione centrale del personale dell’Agenzia delle entrate di Roma. Dal 2012 è Direttore amministrativo dell’agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente della Calabria.