back to top
sabato 27 Luglio 2024
spot_img
spot_img

Via libera condizionato del Garante a utilizzo banche dati, ma la caccia all’evasore non basta

Il Garante della privacy ha dato via libera, seppure condizionato, allo schema di decreto che regola l’utilizzo delle informazioni contenute nell’archivio dei rapporti finanziari e nelle altre banche dati a disposizione delle Entrate per individuare i contribuenti da sottoporre a controlli. Il Tesoro dovrà rimettere mano ad alcuni punti del testo, che in base al cronoprogramma del Recovery va approvato entro fine giugno.

il cronoprogramma del Pnrr prevede che entro fine giugno siano approvate le disposizioni necessarie per completare la “pseudonimizzazione” dei dati, cioè renderli non direttamente attribuibili a una determinata persona fino al termine dell’analisi e sia creata l’infrastruttura digitale.

Difficile che prima dell’autunno possa partire la creazione del dataset di analisi, cioè l’insieme delle informazioni da setacciare e poi di quello di controllo, cioè il gruppo di contribuenti da mettere sotto la lente perché hanno speso troppo rispetto ai redditi dichiarati oppure hanno caratteristiche simili a quelle di soggetti già scoperti a sottofatturare. Il ministero dell’Economia rimettere mano alla bozza di decreto, perché la decisione del Garante è subordinata a una serie di condizioni relative a tipologia di trattamenti e di dati esaminati, trasparenza, diritto di accesso, circoscrizione del diritto di ottenere la limitazione del trattamento e misure per assicurare un adeguato coinvolgimento di personale per monitorare l’esito del processo automatizzato.

La legge di Bilancio per il 2020 ha modificato il Codice della privacy inserendo gli “interessi tutelati in materia tributaria e lo svolgimento delle attività di prevenzione e contrasto all’evasione fiscale” nella lista degli obiettivi che vengono prima del diritto del singolo alla protezione dei dati e possono dunque giustificarne limitazioni. Di conseguenza, per esempio, l’autorità non ha obiezioni sul fatto che per gli interessati venga escluso il diritto di sapere se i loro dati sono all’esame dell’Agenzia ai fini dell’analisi di rischio.

 Secondo gli addetti ai lavori, il ricorso ai big data potrebbe segnare una vera svolta nella lotta alla tipologia di frode più difficile da scovare, quella da omessa fatturazioneche presuppone il consenso tra due operatori economici o, su piccola scala, tra venditore e acquirente. A questo provvedimento si potrebbero aggiungere le nuove misure proposte dal Ministero dell’Economia al governo per il contrasto all’evasione fiscale basate sulla incentivazione a richiedere lo scontrino fiscale e a indurre il contribuente non in regola, già individuato dai controlli automatici, a pagare.

In conclusione si continua a credere che il problema principale sia “scovare” gli evasori e non quello di impedire la reiterazione dei comportamenti evasivi. L’utilizzo massivo dei dati finanziari, ammesso che si riesca effettivamente a fare, potrà migliorare la qualità dell’azione di controllo (non il recupero effettivo, che è condizionato dall’efficacia della riscossione), ma non potrà essere risolutivo del problema “evasione di massa”. Se il numero dei controlli resta quello che è, delle due l’una: o si incrementa significativamente il loro numero (con grosse difficoltà organizzative e politiche) oppure si adottano soluzioni più evolute, quali obbligo di pagamento tracciato tra B2B con ritenuta a cura dell’intermediario finanziario, accertamento semplificato, ecc. 

Dello stesso autore

RISPONDI

Please enter your comment!
Please enter your name here

Altro in Archivio

Rubriche