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mercoledì 30 Aprile 2025
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Via libera del governo ai decreti che riscrivono scadenze e Statuto del contribuente (Il Sole24Ore)

di Marco Mobili e Gianni Trovati

La riforma delle tasse arriva a ripensare i rapporti tra fisco e contribuente con il doppio, ambizioso obiettivo di semplificare le procedure e aumentare le tutele. La materia è complessa, e solo apparentemente meno centrale rispetto alla questione degli importi da pagare che infiamma periodicamente il dibattito: perché molte delle previsioni contenute nei due decreti legislativi esaminati ieri pomeriggio dal consiglio dei ministri entrano nel vivo degli snodi cruciali nella vita fiscale degli italiani.

Per titoli, i due provvedimenti riscrivono il calendario di scadenze, dichiarazioni e versamenti e aggiornano lo Statuto del contribuente, che dopo 23 anni di vita ha parecchio bisogno di essere rinfrescato ma soprattutto rafforzato dopo le centinaia di norme in deroga che ne hanno complicato l’esistenza. I provvedimento coinvolge anche le sanzioni che, spiega la bozza, dovranno ispirarsi al «principio di proporzionalità», tema che del resto è evocato dalla delega e sarà al centro di un altro decreto.

Nel decreto adempimenti, le novità di maggiore interesse per la platea più ampia di italiani investono la dichiarazione precompilata, cioè l’innovazione più significativa sviluppata necon la digitalizzazione del fisco.

Con le nuove regole, la precompilata diventa più trasparente, e si allarga a nuovi soggetti. A ogni contribuente, oltre al modello che continuerà a essere disponibile entro il 30 aprile, saranno presentate le informazioni su redditi, beni e spese in modo diretto, e non più attraverso i campi della dichiarazione, dove finiranno automaticamente se confermati dal diretto interessato o da chi lo assiste nella compilazione.

Come accade nel sistema ormai divenuto “tradizionale”, l’accettazione delle informazioni messe a disposizione dall’amministrazione finanziaria escluderà da controlli futuri.

Nel nuovo orizzonte delineato dal decreto, che ora andrà all’esame delle commissioni parlamentari per i pareri da rendere entro 60 giorni, la precompilata semplificata estende il proprio raggio d’azione, allargandosi a tutti i contribuenti non titolari di partita Iva, mentre quella ordinaria si rivolgerà anche agli autonomi, compresi quelli che hanno optato per la Flat Tax. Per i forfettari arriva anche l’addio all’obbligo di presentare la certificazione unica, come accade anche per i contribuenti che sfruttano il regime di vantaggio per l’imprenditoria giovanile.

Autonomi e professionisti sono poi investiti in pieno dalla riscrittura del calendario fiscale, che modifica le proprie date chiave anche per lasciare spazio in prospettiva all’opzione per il concordato preventivo biennale, che sarà oggetto di un altro decreto attuativo della delega in arrivo nelle prossime settimane. Le nuove regole prospettano una revisione degli Isa, gli indici sintetici di affidabilità fiscale che costruiscono le “pagelle” dei contribuenti (dal voto dipende la possibilità o meno di evitare verifiche) e dovranno costruire un rapporto più analitico e puntuale con l’evoluzione effettiva dei singoli settori di attività. Al di là delle dichiarazioni di principio, però, si prevede che i software andranno resi disponibili entro il 15 aprile del prossimo anno, ed entro il 15 marzo a regime dal 2025. Lo spostamento all’indietro riguarda anche le dichiarazioni dei redditi e Irap, che l’anno prossimo traslocheranno dal 30 novembre al 30 settembre (per i soggetti Ires si passa dall’undicesimo al nono mese successivo alla chiusura del periodo d’imposta). Dal 2025 la presentazione potrà essere fatta dal 1° aprile (anche se la precompilata arriva il 30), quando si aprirà la finestra anche per il 770 (fino al 31 ottobre). L’obiettivo è quello di anticipare le verifiche e, di conseguenza, l’erogazione degli eventuali rimborsi.

Ma sulle dichiarazioni arriva anche una novità più sostanziale, che per venire incontro alle indicazioni sempre più consolidate della giurisprudenza salva i crediti d’imposta dalla tagliola della decadenza che oggi scatta quando il contribuente non li indica nel modello. La norma non ha però valore retroattivo, quindi non apre la strada al rimborso di quel che è già stato versato. Sempre in fatto di crediti, sale da 20mila a 50mila la soglia che rende necessario il visto di conformità per l’utilizzo in compensazione di imposte dirette e Irap, e da 50mila a 70mila quando in gioco c’è l’Iva. Aumenta anche il livello dei micropagamenti che possono essere trascurati: non ci sarà obbligo di versamento per i soggetti Iva sotto i 100 euro (oggi sono le vecchie 50mila lire, 25,8 euro).

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