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sabato 5 Ottobre 2024
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Visco:  su Delega fiscale nessuna dignità teorica, razionale, etica, ma gratuita volontà all’abuso e alla discrezionalità

Il dibattito che si sta svolgendo sulla delega fiscale è molto singolare. Esso peraltro non può neppure essere considerato una normale discussione tra posizioni politiche legittimamente contrapposte, perché le posizioni sostenute non presentano nessuna dignità, né teorica né razionale, e men che mai etica, ma esprimono una gratuita volontà all’abuso e alla più ingiustificata discrezionalità. Vediamo i punti salienti della discussione. Vi è stata innanzitutto la pretesa, purtroppo già accolta dal Governo, di mantenere il regime forfettario a favore dei lavoratori autonomi. Ciò risulta in contrasto con la logica del sistema duale accolto e votato dalla stessa maggioranza parlamentare, e significa che circa la metà di questi contribuenti potrà continuare a beneficiare di un regime fiscale in virtù del quale essi non pagano né Iva, né Irpef, né Irap, né addizionali regionale e comunali, ma si limitano al 15% sui ricavi corretti in base a costi presunti, pagando quindi molto meno di dipendenti e pensionati, con lo stesso reddito: un’indecenza a favore di contribuenti che in base ai dati ufficiali pubblicati annualmente dal Governo evadono L’Irpef per il 65% e l’Iva in misura analoga. Oggi probabilmente risulterebbero in regola.
 
Lo stesso dicasi per il catasto. I valori catastali attuali sono stabiliti in base a un classamento che risale agli anni ’30 del secolo scorso, a rendite ricalcolate negli anni ’80, e rivalutate successivamente in maniera parziale ed eguale per tutti gli immobili, nonostante la diversa dinamica dei prezzi, e quindi in sostanza sono arbitrari e per nulla rappresentativi. Opporsi alla riforma di questa importante infrastruttura non è quindi logicamente sostenibile, significa semplicemente voler mantenere un indebito privilegio per i ceti abbienti. L’ultimo argomento di discussione riguarda la pretesa di escludere dal sistema duale le obbligazioni pubbliche e le ritenute alla fonte sugli immobili affittati. Vale a dire che il sistema duale (imposta progressiva per i redditi di lavoro e proporzionale per quelli di capitale), viene negato nel momento stesso in cui viene proposto. Invece di spiegare ai cittadini perché i redditi di lavoro dovrebbero continuare ad essere tassati più di quelli di capitale, cosa che poteva essere accettabile 20 o 30 anni fa, ma che appare molto discutibile oggi, si insiste a mantenere privilegi anacronistici con argomentazioni speciose. Insomma, uno spettacolo indecente e deprimente che la dice lunga sulla qualità della nostra attuale classe dirigente.
 

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